Non so se ti è mai capitato di uscire di fretta di casa, con due o tre borse in spalla, in ritardo per il lavoro, sperando che tutto fili liscio per arrivare in orario a scuola, e di ritrovarti invece a dover gestire la rabbia di tuo figlio, che non ne vuole sapere di uscire di casa perché gli hai messo le scarpe sbagliate o perché non trova il suo libro preferito. Se questa assomiglia a una scena che hai già vissuto o se ti vengono in mente altre situazioni simili, potrebbe interessarti ciò di cui voglio parlare in questo articolo: la rabbia nei bambini.
La rabbia è un’emozione normale sia nei bambini che negli adulti e si presenta come una forte disorganizzazione interna, con perdita dell’autocontrollo e segnali fisici come il rossore, la sudorazione aumentata, l’accelerazione del battito cardiaco. Durante un accesso di rabbia è normale dire cose che non si pensano e soprattutto nei bambini fare cose che non si vorrebbero.
E’ comune vedere bambini arrabbiati che urlano, lanciano o rompono oggetti, aggrediscono fisicamente, scappano, piangono: questi sono tutti comportamenti “involontari” che sono il segnale di qualcosa che sta succedendo dentro e che spesso i bambini non sanno esprimere a parole. La rabbia spesso viene considerata come qualcosa di negativo, da evitare, che ti rende sbagliato… può capitare che un genitore pensi che il suo bambino sbagli ad arrabbiarsi.
Proviamo a pensare a quando ci capita di arrabbiarci: anche per un adulto controllarsi è molto difficile, perché la rabbia non è una scelta ma un’EMOZIONE e come tale arriva in modo involontario. Ciò su cui si può intervenire quindi è saper riconoscere l’emozione, saper darle un nome e imparare nuovi modi per gestirla, non tanto puntare alla sua totale eliminazione.
Spesso come genitore ci sembra che la rabbia esca fuori dai bambini come una bomba nei momenti più inaspettati, altre volte invece parte piano e mostra alcuni segnali “premonitori” per poi dirompere: in entrambi i casi un genitore spesso si trova impreparato a gestire bambini arrabbiati, e finisce spesso per stancarsi, esasperarsi, pensare che il proprio bambino sia impossibile, ingestibile, a volte finisce anche lui per arrabbiarsi a sua volta. Tutto questo però non aiuta il bambino ad educare le proprie emozioni e gestirle quando arrivano.
Ci sono diverse tappe da tenere in mente.
Prima di tutto quando il bambino è in preda ad una crisi di rabbia l’unica cosa da fare è mettere in sicurezza il bambino in modo che non si faccia male e mantenere la calma, ponendosi come “contenitore” di questa rabbia: cosa significa? Avete presente la sensazione che provate quando ricevete l’abbraccio di qualcuno che vi ascolta e vi capisce quando condividete qualcosa di voi che non vi piace per niente? La sensazione di essere accettati nonostante tutto e di aver trovato qualcuno che per un momento porti insieme a voi il dolore o la fatica che sentite? Ecco, questo intendo con la parola “contenimento”: il bambino che quando è arrabbiato perde il controllo su di sè, ha bisogno che la mamma e il papà gli stiano vicini comunicando il messaggio che “non si faranno distruggere la tutta la loro rabbia”. Questo può avvenire tenendo fisicamente il bambino vicino a sé, con un contenimento fisico se lo accetta, attraverso un abbraccio prolungato fino al rilassamento del corpo o anche solo stando nella stessa stanza, vicino a lui ma a qualche metro di distanza… “quando ti sei calmato io sono qui”.
Questa disponibilità degli adulti a riprendere la relazione dopo un momento di rabbia è molto importante perché ci permette di arrivare ad un’altra tappa del nostro lavoro: parlare di emozioni. E’ solo quando il bambino è calmo che possiamo ragionare sui motivi che hanno fatto scatenare una crisi di rabbia e possiamo provare a dare un nome all’emozione appena provata… “mi sei sembrato molto arrabbiato”. Si può provare a dialogare con il bambino cercando di capire le sue motivazioni. Spesso un genitore non se ne accorge a priori, ma c’è sempre una causa scatenante: può essere uno stato d’animo, un pensiero, un desiderio non soddisfatto, un torto subito, un “no” non accettato. Se capisco l’origine della rabbia, posso farne tesoro per la prossima volta per prevenire altre situazioni simili.
Se il bambino ha comportamenti aggressivi nei confronti di un adulto, fino ad arrivare a picchiare, è molto importante bloccare questi comportamenti: il bambino non deve essere lasciato nella condizione di vedere attorno a sé adulti inermi e sottomessi ai suoi comportamenti aggressivi, perché questo può far sentire il bambino spaventato da sé stesso. Il bambino si sente sicuro quando ha attorno a sé genitori che lo guidano con amore e autorevolezza e che creano un ambiente prevedibile e stabile attraverso routines, regole chiare e un clima emotivo stabile.
Il genitore ha un altro strumento molto potente per insegnare al suo bambino come si può gestire la rabbia: l’esempio. Sembra forse un suggerimento banale, ma il classico consiglio del “comincia a dare il buon esempio” ha dei fondamenti scientifici. Un bambino interiorizza i comportamenti dei propri genitori costituendo i propri “modelli operativi interni”, ovvero degli schemi di comportamento che il bambino inconsapevolmente interiorizza a partire da ciò che vede fare tutti i giorni da mamma e papà. Per questo un comportamento aggressivo o iroso dei propri genitori, favorisce la comparsa nei bambini di comportamenti simili. Quindi affrontare con calma e ragionevolezza le situazioni che ci fanno arrabbiare, aiuterà i bambini ad avere un modello positivo da imitare.
Questo si può concretizzare cercando di mantenere l’autocontrollo, dando un nome alle proprie emozioni, ragionando ad alta voce nel cercare una soluzione di fronte a un problema. Una strategia molto utile è anche aiutare i bambini a trovare dei comportamenti alternativi per esprimere la propria rabbia: dare un pugno, lanciare un oggetto, scappare, sono comportamenti scorretti che però hanno la funzione di “scaricare” un’eccessiva attivazione emotiva. Per questo potrebbe essere utile insegnare al bambino che ci sono modi altrettanto utili ma meno dannosi per diminuire la propria rabbia. Per questo insieme al bambino sarà interessante trovarne di personali, ma alcuni suggerimenti possibili sono: prendere a pugni un cuscino, individuare un angolo della calma dove rifugiarsi quando si è arrabbiati, andare nella propria stanza…
Ricordiamoci però che il momento migliore per lavorare sulla rabbia è proprio quando i bambini non sono arrabbiati, momento in cui c’è più disponibilità a parlare e ad entrare in relazione con gli altri. Per questo può essere molto utile ritagliarsi dei momenti per parlare insieme di quello che succede quando sono arrabbiati: a questo scopo può essere interessante utilizzare delle storie per bambini che affrontano il tema della rabbia. Se ti interessa questo tema, sarai forse interessato al prossimo articolo che pubblicherò che parlerà proprio dell’uso delle storie per parlare di emozioni con i bambini.